Il Partito Pirata sottoscrive l’appello per il riconoscimento del Diritto Umano alla Conoscenza che il Global Committee fro the Rule of Law — Marco Pannella ha rivolto ai governi democratici, in primis quelli europei di agire come tali sostenendo il progetto di risoluzione «Libertà del Media, Fiducia Pubblica e Diritto alla Conoscenza» all’esame dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
L’appello è il seguente:
«Noi sottoscritti, convinti che non sia più rinviabile un’azione a tutela della democrazia, dei valori e dei diritti fondamentali che plasmeranno la società globale e digitale di un futuro ormai alle porte, avvertiamo la necessità di munire i cittadini con lo scudo del diritto e la spada della conoscenza affinché siano in grado di comprendere e valutare le opzioni e le decisioni prese in loro nome. Occorre far emergere e affermare quale diritto umano fondamentale di nuova generazione, il Diritto alla Conoscenza. Tale diritto è uno strumento indispensabile per la difesa dello Stato di Diritto e per la salvaguardia delle libertà negli scenari di un mondo sempre più privo di frontiere e dominato dalla tecnologia.
Dinanzi al confronto evidente tra democrazia e autoritarismo, torniamo ad affermare la libertà riscoprendo il satyagraha, cioè l’insistente esercizio della nonviolenza con cui coltivare conoscenza e quindi il dibattito pubblico, la funzione legislativa dei Parlamenti, la fiducia nelle istituzioni, nei media e negli istituti scientifici, quali linfa vitale per alimentare la vitalità culturale ed educativa delle popolazioni. Esprimiamo dunque pieno sostegno al progetto di risoluzione “Libertà dei media, Fiducia Pubblica e Diritto alla Conoscenza” all’esame dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. Quello che chiediamo ai governi democratici di tutto il mondo, europei in primis, è di agire come tali. Lo facciamo con le parole immortali che Martin Luther King pronunciò il giorno prima di essere ucciso: “Tutto ciò che diciamo all’America è: ‘Sii fedele a cosa hai scritto sulla carta’.
Se vivessi in Cina o persino in Russia, o in qualsiasi Paese totalitario, forse potrei capire alcune di queste ingiunzioni illegali. Forse potrei capire la negazione di alcuni privilegi del Primo Emendamento, perché là non sono previsti. Ma da qualche parte ho letto della libertà di riunione. Da qualche parte ho letto della libertà di parola. Da qualche parte ho letto della libertà di stampa. Da qualche parte ho letto che la grandezza dell’America è il diritto di protestare per il diritto. E allora, non lasceremo che i cani o gli idranti ci facciano indietreggiare, non permetteremo a nessuna ingiunzione di farci indietreggiare”.»