Il Tribunale di diritto marittimo delle Nazioni Unite ha definitivamente stabilito che la Gran Bretagna non ha sovranità sulle isole Chagos.
Il 28 gennaio 2021, il Tribunale di diritto marittimo delle Nazioni Unite ha definitivamente stabilito che la Gran Bretagna non ha sovranità sulle isole Chagos.
La decisione dei giudici conferma una sentenza della Corte internazionale di giustizia (CIG) e un voto dell’Assemblea generale dell’ONU.
Il governo inglese non sembra però intenzionato a cedere.
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La storia dei chagos
Boicottati i domini .io, una brutta storia di colonialismo sulla rete
Il Top Level Domain (TLD) .io appartiene al Territorio Britannico dell’Oceano Indiano (British Indian Ocean Territory) ed è gestito da un’azienda britannica.
Questa strana nazione non indipendente è costituita da una cinquantina di piccole isole e atolli strette attorno alla più grande e centrale isola di Diego Garcia. A Diego Garcia poco più di cinquant’anni fa è stata costruita una delle più grandi basi militari americane oltre-oceano. E questo è parte del problema.
Nel ‘700, sull’arcipelago viveva una piccola popolazione locale dedita alle piantagioni di cocco e copra. Con il trattato di Parigi nel 1814, l’intera zona, che contiene anche il più grande e noto arcipelago delle Mauritius e le Seychelles, viene ceduto alla Gran Bretagna. Per oltre 200 anni, fino al 1966, vi saranno insediamenti umani piccoli ma attivi nelle piantagioni e nel commercio.
Negli anni ’60 gli Stati Uniti, preoccupati per le prospettive di espansione sovietica nell’Oceano Indiano, chiesero alla Gran Bretagna di trovare un’isola disabitata dove costruire una base navale.
Viene scelta l’isola Diego Garcia nell’arcipelago Chagos. Per stare tranquilli gli Americani pretesero l’eliminazione della popolazione locale.
La Gran Bretagna sottrae le Chagos alle isole Mauritius, nuovo paese indipendente, sostenendo una fantomatica vendita ottenuta prima dell’indipendenza. Circa 2.000 locali che per oltre 200 anni hanno abitato sulle isole, conosciuti con il nome di Chagossiani o Ilois, vengono trasferiti alle isole Mauritius.
Come «cittadini di Internet» siamo chiamati ad agire di persona. Evitiamo l’acquisto dei domini .io, concessi dai Territori Britannici dell’Oceano Indiano, e facciamo pressione su quei siti, come Github o gli altri che li adottano, fino a boicottare anche questi.
Facciamo crescere la pressione internazionale verso la positiva soluzione di questo problema.
Il Partito Pirata Italiano promuove una campagna di informazione nei confronti dei servizi online che ne fanno uso al fine di preferire alternative etiche ai domini .io rilasciati dai Territori Britannici dell’Oceano Indiano.
I siti con cui ci stiamo confrontando sono:
github.io
groups.io
angular.io
codepen.io
Boicotta i domini .io
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