Nel panorama editoriale italiano, pochi grandi gruppi dominano il mercato: insieme Mondadori, GEMS e Feltrinelli gestiscono oltre l’87 % delle copie vendute e quasi il 73 % dei titoli pubblicati ogni anno. Da solo, il gruppo Mondadori detiene circa un terzo del mercato; GEMS si attesta intorno al 15 %, Feltrinelli al 10 %¹.
Questa concentrazione pesa soprattutto sui piccoli e medi editori, che faticano a trovare spazio in un sistema di distribuzione rigidamente centralizzato. Il 2025 ha registrato un calo complessivo delle vendite nel settore librario, ma mentre i colossi editoriali hanno contenuto le perdite intorno all’1,3 %, per gli altri operatori la contrazione arriva fino al 13 %¹.
Il meccanismo è sempre lo stesso: per accedere alle librerie – fisiche o online – ogni editore deve passare attraverso un unico grande distributore, nato dalla fusione delle principali realtà (Messaggerie, PDE, Ali). Questa struttura di fatto decide cosa arrivi sugli scaffali e a quali condizioni. Le grandi catene non trattano direttamente con gli editori e, anche nelle librerie indipendenti, è quasi impossibile ritagliarsi uno spazio senza il supporto dei “promotori” del distributore.
Il contratto di distribuzione vincola i piccoli editori a non intrattenere rapporti diretti con i punti vendita: tutto deve transitare attraverso il distributore. In cambio di questo servizio, il distributore incamera una quota consistente del prezzo di copertina e spesso impone sistemi di “preacquisto/reso” che possono mettere in ginocchio anche case editrici di medie dimensioni.
Il risultato? Gli esercenti ordinano in prevalenza ciò che il distributore promuove con sconti maggiori – offerte riservate quasi esclusivamente ai grandi gruppi – e solo in un secondo momento riempiono i buchi rimasti con i titoli degli editori indipendenti. Questo circolo vizioso soffoca la libertà editoriale e finisce per penalizzare la qualità: i cataloghi si riempiono di pubblicazioni standardizzate, prive di visione culturale o impegno sociale.
Cosa porta questo modello?
- L’impatto culturale, con la riproduzione di libri di scarso spessore e la progressiva marginalizzazione delle voci innovative.
- La questione ambientale, legata ai milioni di copie invendute che ogni anno finiscono al macero, sprecando carta, energia e risorse.
Il Partito Pirata contesta con forza questo status quo. L’oligopolio editoriale in Italia è un esempio lampante di sfruttamento economico, umano e ambientale. È tempo di promuovere un mercato equo e trasparente, dove la pluralità delle idee non sia schiacciata dalle economie di scala dei grandi gruppi.
¹ Dati elaborati da Associazione Italiana Editori (AIE) e Oxford Economics, Report “Il mercato del libro in Italia 2025”.