Accadde in un tempo d’estate, quando a queste latitudini, generalmente, i ritmi della vita sociale cambiano e gli individui escono per qualche giorno dalle loro esistenze solite e si trasferiscono nella desiderabile avventura di un altro da sé che va in vacanza. Proprio mentre tutto era quasi pronto per lasciare il tempo consueto ed entrare in quello fantastico dell’altrove che un gruppo organizzato, dicono addirittura da forze straniere, bucò il pallone a quelli che stavano giocando la gran finale e interruppero così in un momento la partita.
La stagione fu irrimediabilmente compromessa. Andava messo su in gran fretta un nuovo campionato, quindi era vietato andare in vacanza, tornare al tempo solito, anzi quel tempo stava prendendo il sopravvento fagocitando tutto ciò che era possibile, avvolgendo del suo normale tedio le vite di tutti, costringendo di nuovo ad essere sé stessi. Ancora.
Siamo così precipitati in una campagna elettorale che oscilla “tra lo schifo e la noia” citazione quasi letterale da un bravo giornalista che al mattino, quando non va per mare, legge i giornali alla radio per un pubblico di affezionati a lui, al programma radiofonico ma soprattutto al ricordo di un altro giornalista, il Direttore, che per anni è stato la mia personale bussola mattutina per preparare la giornaliera navigazione nelle rotte della politica italiana.
Così oggi, ieri, ma forse anche una settimana fa o due questo pezzo andava perché una riflessione è necessaria per archiviare la faccenda o al contrario per aprirla.
Che si cominci dunque.
Anche questa volta, come ogni volta negli identici frangenti, abbiamo assistito ai tanti riti profani di preparazione delle campagne elettorali italiane.
Al principio fu la presentazione dei simboli, una kermesse spalmata su tre giorni in cui, come di consueto, sfilano, assieme a simboli noti dei partiti già seduti nelle aule parlamentari, cialtroni e cialtronate di ogni tipo che però rendono evidente quanto infima sia la percezione, in alcuni ambienti del paese, della magica macchina del suffragio universale.
Questa volta alla fine della insulsa processione sono rimasti affissi più di cento simboli, triste teoria di casi umani più che politici.
Potevamo, dunque, noi Pirati condurre il nostro simbolo, emblema unico di libertà ed alterità, all’ammasso?
Potevamo noi consentire di far parte di una sfilata di mostri, nel senso letterale del termine (googlate pure se lo ignorate) per una miserevole citazione forse su un qualsiasi canale televisivo o un rimbalzo su qualcuno di questi maledetti social? Giammai!
Giammai fu e giammai sarà almeno fino a quando le regole elettorali non saranno modificate in senso largamente partecipativo ed improntate ad un principio di equità per tutti coloro che vogliono confrontare le loro idee e porle al vaglio degli elettorali. Bello eh… Ci avevate creduto? Avete fatto male. Non è per questi motivi né sono queste le ragioni ostative alla presentazione del simbolo dei Pirati in questa tornata elettorale. Le ragioni sono altre e nulla hanno a che vedere con le critiche della legge elettorale o con generiche posizioni extra parlamentari (che aggettivo che mi è venuto fuori…).
I Pirati non si presentano alle elezioni perché sono contrari alle stesse.
Ebbene sì siamo contrari alle elezioni tout court.
Le elezioni sono l’ultima e definitiva foglia di fico con cui il potere perpetua sé stesso, l’ultimo baluardo prima di dover ammettere che una sorta di becerocrazia si è impadronita del potere nel nostro paese, delle speranze degli individui, delle possibilità delle persone, dei sogni di coloro che sognano ancora (pochi invero e sempre più isolati) e hanno trasformato il nostro vivere in una sequela di infinite cavolate tra adempimenti, procedure, regole e imposizioni accompagnate da un sottofondo rumorosissimo di una informazione trash e sconclusionata, gestita da una categoria professionale (con pochissime eccezioni) di profittatori, incompetenti e rapaci, capaci di ogni nefandezza pur di ottenere tre minuti di attenzione o qualchemila euro di compenso.
Diceva qualcuno che i sistemi si scardinano dall’interno, dico io dall’alto di tanti decenni ormai vissuti (invecchiare non è merito ma aiuta) che dall’interno non ho mai visto scardinare un bel niente. Il sistema se ci entri ti fagocita o ti espelle e resta uguale a sé stesso.
Ma non pensiamo che “siano tutti uguali” che non lo sono, né lo saranno mai, ma tutti hanno accettato di giocare con quelle regole del gioco e sono quantomeno tutti complici del perpetuarsi del sistema.
Da queste parti, in verità, si guarda con qualche simpatia a tutti quelli che invece combattono il sistema dalle strade e dalle piazze utilizzando metodi antichi e forse desueti come quelli delle disobbedienze civili o delle denunce nei tribunali, li osserviamo con benevolenza e ne stimiamo la caparbia, ma crediamo che in qualche modo facciano anche essi stessi parte del sistema ed anzi siano per lo stesso un utile collettore, più o meno inoffensivo, delle richieste anche rabbiose che dalla società continuano a provenire. Una bella disobbedienza civile coagula attorno a sé tanti impulsi e disturba pochissimo il potere.
Quindi, già lo sento, il primo della classe che alza il braccino e con la manina con il ditino indice puntato chiede: e allora voi Pirati che proponete?
Nulla, meglio nulla che possa aver significato per uno come te con il braccino alzato e il ditino puntato.
Nulla che possa interessare uno qualunque di quelli che sbavano dietro al politico o amministratore di turno, che siedono in poltrona inebetiti davanti a trasmissioni di informazione politica in cui ognuno guadagna il soldo che gli è stato promesso.
Nulla che possa importare a chi pensa la democrazia sia tale perché vi è concesso ancora in qualche modo di votare.
Nulla a chi sia ancora convinto che un qualche leader salvifico prima o poi arriverà.
Il mondo è cambiato, molto più di quanto ci fa piacere ammettere e gli esseri umani sono invece cambiati così poco. Arranchiamo malfermi sulle nostre convinzioni dietro le eccezionali scoperte scientifiche e tecnologiche che pur noi stessi, intesi come genere umano, facciamo ogni giorno.
Abbiamo con le nostre proprie mani reso irriconoscibile a noi stessi il pianeta, le nostre società, i nostri stessi destini.
Le democrazie come le abbiamo ereditate non esistono più, gli stessi valori democratici appaiono non reggere alla spinta dei tempi. Nuovi diritti vanno difesi e nuovi orrori combattuti, vecchi e vecchissimi diritti ripristinati, ancestrali orrori non dimenticati.
Le stesse parole hanno perduto il loro significato originario, la stessa parola democrazia viene sempre più spesso utilizzata per classificare regimi più o meno autoritari. Abbiamo inventato la formula della “democrazia imperfetta o incompiuta” che è di per sé stessa un paradosso.
Noi vi proponiamo una post-democrazia, un sistema cioè che superi le democrazie tutte: quella rappresentativa, la liquida, la diretta, quelle più o meno imperfette o incompiute, quelle “cinesi” o “arabe”, quelle degli scenari distopici dei romanzi di fantascienza.
Noi vi invitiamo ad immaginare un mondo di persone che liberamente si riuniscono in comunità fisiche, digitali o entrambe, che si compongono e si sciolgono liberamente e attraversano stati, confini, frontiere, che ogni giorno decidono di loro stessi e del loro destino.
E allora alziamo le vele e prendiamo il mare e proviamo a scoprire un nuovo continente, un nuovo mondo, un nuovo pianeta, senza voltarci indietro.
Fuor di metafora il Partito Pirata non solo non parteciperà a questa tornata elettorale ma anche non se ne occuperà, nella profonda convinzione che qualsiasi sarà il risultato elettorale consegnerà il Paese alla stessa becerocrazia.
Nel frattempo Pirati e non, se siete arrivati fin qui, non mi resta che ringraziarvi e augurarvi una buona traversata!