La possibilità che qualsiasi governo sia capace di pianificare con sufficiente precisione la domanda e l’offerta di medici non è supportata da evidenza pratica. L’approccio pianificatore italiano in un’Europa unita non può che danneggiare la società italiana.
Breve panoramica sul numero chiuso
La normativa viene introdotta in Italia per decreto nel 1987 e confermata in legge nel 1999. La normativa europea prevede un’armonizzazione degli insegnamenti per medici e odontoiatri al fine di vedere riconosciuti i diplomi dagli stati membri. Le norme europee non menzionano in alcun modo i criteri di accesso alla facoltà di odontoiatria o medicina ma si concentrano su standard minimi dei paesi membri per durata dei corsi e argomenti.
Il numero chiuso è giustificato da due motivazioni principali:
- Pianificazione dell’offerta di medici in base alla domanda prevista nel futuro
- Mantenere alta la qualità dell’insegnamento contenendo il rapporto studenti/risorse (aule, docenti, laboratori, ecc) basso.
Come si accede a Medicina nel resto d’Europa
Non tutti i paesi europei hanno il numero chiuso per accedere alla facoltà di medicina. La Francia non limita l’accesso. In Germania non c’è un numero chiuso deciso dal governo.
Secondo il sito studenti.it, molti paesi tra cui Spagna, Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Romania, Cipro e altri paesi o non hanno numero chiuso o non hanno neppure test di ammissione. Purtroppo studenti.it non fornisce link a fonti primarie (leggi degli stati, siti dei governi, o anche wikipedia). Però le informazioni su quel sito dimostrano che esiste una domanda di espatrio per giovani italiani che vogliono laurearsi in medicina.
L’esistenza del numero chiuso limita lo sviluppo italiano
Non è difficile dimostrare empiricamente che il numero chiuso non raggiunge gli obiettivi per cui è stato introdotto.
- Uno scopo dichiarato del numero chiuso è formare il numero giusto di medici per soddisfare la domanda futura in Italia (garanzia del lavoro). Se funzionasse non dovremmo avere medici disoccupati o carenza di medici. Invece i dati mostrano sia un alto numero di medici disoccupati che medici formati in Italia che emigrano all’estero. Evidentemente il sistema non sta funzionando.
- Si potrebbe argomentare che il problema della mancata armonizzazione di domanda-offerta di medici sia colpa di mancata disponibilità di borse per le specialistiche. A maggior ragione, questo dimostra il fallimento totale degli accessi programmati: non risolvono il problema del garantire lavoro ai laureati.
- Il mercato del lavoro medico da più di 20 anni non è limitato alla frontiera italiana. La direttiva 2005/36/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 7 settembre 2005 relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali ha tolto ogni limite alla libera circolazione di professionisti nell’Unione. Pianificare la domanda in Italia limitando gli accessi agli atenei italiani è un esercizio stupido quando gli studenti italiani possono studiare in Spagna e lavorare in Italia e laureati francesi possono venire a lavorare in Italia.
I punti sopra sono empiricamente sufficienti a dimostrare l’inutilità del numero chiuso a medicina per l’obiettivo di gestire l’accesso alla professione medica.
Veniamo al secondo obiettivo dichiarato del numero chiuso: serve a garantire qualità dell’insegnamento e selezionare gli studenti migliori.
- Aule affollate, strutture fatiscenti, professori non disponibili per gli studenti non sono un problema solo della facoltà di medicina. Perché allora il numero chiuso a Medicina ma non a fisica, biologia, matematica, giurisprudenza ecc? Perché il governo non prova a pianificare anche quelle professioni? E inoltre:
- Il governo, regioni e province, sono perfettamente in grado di gestire le previsioni scolastiche in base all’anagrafe costruendo scuole, assumendo docenti per tutto il ciclo scolastico e la maggior parte delle facoltà ma poi magicamente non è in grado di fare previsioni per Medicina? Evidentemente questa è una scusa.
- Il numero chiuso pone un ostacolo artificiale che non aiuta a selezionare gli studenti migliori: se nel 1999 sono nati qualche decina di persone in più vocate alla medicina che nel 2001, vuoi perderli solo perché qualche burocrate ha deciso di aprire 20.134 posti invece di 20.144? Per selezionare i migliori candidati non serve il numero chiuso ma una selezione basata su meriti accademici. Esempi su questo tipo di selezione ce ne sono in ogni parte del mondo.
Domanda provocatoria: Per completare l’iter di formazione di un medico occorrono come minimo 9 anni (6 per la laurea e 3 per la specializzazione più breve). Su quali basi dovremmo pensare che il governo centrale italiano sia in grado di azzeccare le previsioni di domanda di medici nel Paese dopo 9 anni, valutando anche la domanda e offerta nel resto d’Europa?
Infine, il danno del numero chiuso, difficile da calcolare ma semplice da vedere a occhio nudo: il numero chiuso aumenta la distanza tra studenti con famiglie ricche e povere. Non è difficile vedere che i figli di genitori più abbienti possono mandare i figli a studiare all’estero, non solo dove è più facile accedere ma anche dove ci sono più sbocchi lavorativi possibili. In Spagna per esempio la laurea in medicina è abilitante, mentre in Italia dopo i 9 e passa anni va fatto comunque l’esame di abilitazione.
Conclusioni
Il numero chiuso non funziona nei suoi obiettivi dichiarati. È un sistema classista, contribuisce a selezionare i poveracci e i meno intraprendenti che rimangono a studiare dopo aver creduto alla favola del numero chiuso che garantisce l’accesso alla professione.