Questa primavera salviamo Internet

#SaveYourInternet

Questa primavera salviamo internet!

Nei prossimi mesi il Parlamento Europeo dovrà decidere se approvare o respingere la nuova direttiva sul diritto d’autore. Quella contro cui sono state raccolte quasi cinque milioni di firme in tutta Europa negli scorsi mesi [ https://bit.ly/2tca5P5 ].

Quella che, se approvata, sancirebbe di fatto la fine dell’Internet come lo conosciamo oggi. Più che una battaglia per il diritto di autore, si tratta a tutti gli effetti di una difesa della libertà di espressione. Capiamo insieme i motivi e perché è diventato importate agire ora per spingere i deputati italiani al Parlamento EU e soprattutto il PD a votare compatti per un NO.

L’articolo 11 della direttiva (comunemente noto come “Tassa sui link”) obbliga tutti i siti internet ad acquistare una licenza per riprodurre qualsiasi contenuto che non siano “singole parole o brevissimi estratti” di notizie. Tale disposizione è ufficialmente motivata dalla volontà di tutelare i piccoli editori contro i giganti del web, ma in realtà si è già dimostrata fallimentare in alcuni Paesi in cui è stata sperimentata: in Germania l’associazione nazionale dei giornalisti ha dichiarato che fosse molto meglio abolirla [ https://bit.ly/1HYhMul ], e uno studio del Joint Research Centre della Commissione Europea ha dimostrato [ https://juliareda.eu/2017/12/jrc-paper-copyright/ ] che sono proprio gli editori e non gli autori, a trarre il maggior beneficio dalla condivisione delle notizie sulle piattaforme, attraverso gli snippet e i link.

L’articolo 13 obbliga invece quasi tutte le piattaforme social ad utilizzare filtri automatici per l’upload di contenuti da parte degli utenti perchè sono le stesse piattaforme a diventare responsabili se un utente condivide contenuto coperto da copyright, anche in questo caso con il pretesto di prevenire violazioni del diritto d’autore. In pratica, ogni contenuto che l’utente vorrà mettere online sarà filtrato da “macchine per la censura”, a cui verrebbe di fatto affidato il potere di stabilire ciò che può o non può essere comunicato online. Con un’evidente inversione dell’onere della prova, dato che in questo caso l’utente è in pratica ritenuto colpevole fino a che non dimostra il contrario, e un altissimo margine di errore.

Chi teme per la libertà di espressione non è un paranoico complottista: è già successo in passato che filtri automatici di alcune piattaforme abbiano cancellato contenuti non solo leciti, ma di fondamentale interesse per la società civile. YouTube nel 2017 ha rimosso migliaia di video che mostravano atrocità commesse in Siria [ https://nyti.ms/2wCyIHU ], e altrettanto nota è la rimozione da parte di Facebook della foto della “bambina del Napalm” [ https://www.theguardian.com/technology/2016/sep/09/facebook-reinstates-napalm-girl-photo ].

Anche nel caso dell’articolo 13, peraltro, i soggetti teoricamente beneficiari delle nuove disposizioni si sono pubblicamente espressi contro di esse: l’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali (ANICA), Confindustria Radio Televisioni e molti altri soggetti hanno scritto lo scorso 15 gennaio una lettera aperta alla Commissione Europea [ https://bit.ly/2UcPVk6 ] per chiedere la sospensione del negoziato, giudicando che “le soluzioni che sono in fase di discussione siano peggiori dell’attuale contesto legale”.

Lo scorso 12 settembre al Parlamento Europeo il Partito Democratico ha votato così: 19 a favore, 1 contro, 2 astenuti, 4 assenti. Ossia hanno votato a favore di di questa riforma. Unico partito, assieme a Forza Italia, tra quelli attualmente presenti nel Parlamento italiano. Ma mentre il “sì” alla direttiva è stato schiacciante nel gruppo del PPE, tra le fila dei Social Democratici c’è stata una spaccatura: 93 voti a favore, 78 contro e 4 astenuti.

Cosa significa tutto ciò? Il Partito Democratico ha i numeri per fare la differenza.

Un partito che si definisce progressista non può sostenere una legge che limita la libertà di espressione, riduce il pluralismo nell’informazione e porta vantaggi solo ad un ristretto manipolo di lobby, a scapito della collettività. Non è accettabile l’idea di limitare la circolazione della conoscenza e dell’informazione solo per tutelare la rendita di posizione dei monopolisti del copyright.

Se non sarà bloccata questa legge il PD sarà ricordato per sempre come il partito di coloro  che hanno imbavagliato Internet. Non esattamente un bel biglietto da visita, in vista delle Europee del 26 Maggio.

Sei un elettore o una elettrice del PD? Chiedi al tuo rappresentate di votare NO.

PrimaveraPP

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Telefona al tuo europarlamentare di fiducia, oppure scrivi un messaggio di posta elettronica.

Per facilitare il compito puoi usare il testo qui sotto! #SaveYourInternet

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Oggetto: Mi chiederai di votarti ancora il 26 Maggio? Allora Vota NO alla direttiva sul copyright

Buongiorno,

Mi chiamo <NOME e COGNOME> Le scrivo come cittadino italiano e da anni cittadino di una internet libera.

Dopo mesi di dibattito nel Parlamento europeo, lei, come parlamentare europeo, è finalmente chiamato/a a votare per la proposta
di direttiva sul copyright nel mercato unico digitale. Nonostante gli accesi dibattiti e le pronunce autorevoli di oltre 70 esperti di
Internet, del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di espressione, delle ONG, dei tecnologi, degli attivisti dei diritti
umani e degli accademici, e di tanti cittadini, una maggioranza del Parlamento europeo sembra essere orientata a depositare un nuovo
macigno sulla società della conoscenza in Europa.

Se dovesse passare la direttiva così come previsto, ed in particolare l’articolo 13, molte piattaforme online potrebbero essere obbligate a chiudere e i contenuti online prodotti dagli utenti subire una censura preventiva.

Le chiedo quindi di rigettare con grande decisione l’articolo 11 e 13 della Direttiva sul copyright e votare NO.
Questo voto è un segnale importante soprattutto in vista delle elezioni europee di Maggio.
Sinceramente grazie,
<NOME COGNOME>
#SaveYourInternet

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Elenco degli europarlamentari del Partito Democratico che hanno votato SI.

Simona Bonafè
[email protected]
+322 28 45595
+333 88 1 75595

Silvia Costa
[email protected]
+322 28 45514
+333 88 1 75514

Roberto Gualtieri
[email protected]
+322 28 45523
+333 88 1 75523

Patrizia Toia
[email protected]
+322 28 45127
+333 88 1 75127

Paolo de Castro
[email protected]
+322 28 45520
+333 88 1 75520

Nicola Caputo
[email protected]
+322 28 45763
+333 88 1 75763

Nicola Danti
[email protected]
+322 28 45143
+333 88 1 75143

Michela Giuffrida
[email protected]
+322 28 45531
+333 88 1 75531

Mercedes Bresso
[email protected]
+322 28 45148
+333 88 1 75148

Luigi Morgano
[email protected]
+322 28 45645
+333 88 1 75645

Isabella De Monte
[email protected]
+322 28 45358
+333 88 1 75358

Goffredo Maria Bettini
[email protected]
+322 28 45313
+333 88 1 75313

Giuseppe Ferrandino
[email protected]
+322 28 45159
+333 88 1 75159

Enrico Gasbarra
[email protected]
+322 28 45421
+333 88 1 75421

Elena Gentile
[email protected]
+322 28 45250
+333 88 1 75250

David-Maria Sassoli
[email protected]
+322 28 45530
+333 88 1 75530

Damiano Zoffoli
[email protected]
+322 28 45353
+333 88 1 75353

Cécile Kashetu Kyenge
[email protected]
+322 28 45123
+333 88 1 75123

Caterina Chinnici
[email protected]
+322 28 45387
+333 88 1 75387

Elenco degli europarlamentari del Partito Democratico che si sono astenuti o che non hanno votato.

Renato Soru
[email protected]
+322 28 45351
+333 88 1 75351

Renata Briano
[email protected]
+322 28 45634
+333 88 1 75634

Pina Picierno
[email protected]
+322 28 45229
+333 88 1 75229

Brando Benifei
[email protected]
+322 28 45644
+333 88 1 75644

Andrea Cozzolino
[email protected]
+322 28 45517
+333 88 1 75517

Alessia Maria Mosca
[email protected]
+322 28 45746
+333 88 1 75746

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