All’indomani dei risultati delle elezioni regionali in Abruzzo si assiste alla consueta rassegna stampa, intrisa di titoli che parlano di “trionfo” di Salvini e della Lega. E’ una lettura superficiale.
Quel 27% significa che la Lega raccoglie il consenso di poco più di un quarto di coloro che vanno a votare, che a loro volta sono poco più di metà degli aventi diritto: in Abruzzo l’affluenza si è fermata al 53% e non è certo un caso isolato. In Sicilia si era attestata al 46%, nel Comune di Ostia al 33%.
La famosa “maggioranza degli italiani”, di cui Salvini si riempie quotidianamente la bocca e in nome della quale dice di governare, semplicemente non esiste. Il problema vero è che non esistono neanche alternative credibili.
Per questo i Pirati stanno cercando di costruirne una. Un’alternativa culturale, prima ancora che politica.
Occorre ripartire dai principi di base delle democrazie liberali moderne, quotidianamente sotto attacco da parte dei leghisti e dei loro favoreggiatori: il diritto a non essere discriminati su base etnica, di genere o di opinione; l’idea che il denaro pubblico debba essere usato per migliorare la condizione di tutti, anziché per comprarsi il voto delle clientele di riferimento; il rifiuto dei nazionalismi, della costante ricerca del nemico esterno da additare a causa di tutti i mali per non cambiare nulla internamente; dello Stato autoritario con la perenne tentazione di sospendere la democrazia in nome di presunte emergenze.
Da queste basi può nascere l’alternativa, anche perché il consenso di cui attualmente gode il Ministro degli Interni potrebbe essere molto effimero: la disastrosa situazione economica dell’Italia mieterà vittime nei prossimi mesi e quando ciò avverrà la litania del nemico esterno da incolpare potrebbe non funzionare più.
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